Il 3 Ottobre 1839, fu inaugurato il primo tratto di ferrovia della penisola italiana “Napoli-Portici”, che pochi anni dopo arrivò a Nocera.
Il 6 Novembre 1840 Ferdinando II Re delle Due Sicilie emanò un decreto per l’acquisto del suolo posto al confine tra Napoli e Portici (attuale Pietrarsa), sul quale impiantò uno stabilimento destinato alla costruzione di locomotive che entrò in funzione due anni dopo.
Con l’apertura di questo opificio il Regno delle Due Sicilie non ebbe più bisogno di acquistare locomotive dall’estero. Nella stessa zona fu istituita anche una scuola per formare Ufficiali Macchinisti per le navi a vapore, sia per l’Armata di Mare che per la marina mercantile del Regno. Infatti il Regno delle Due Sicilie fu l’unico stato a non aver bisogno di macchinisti inglesi sulle navi a vapore, ciò perché gli ingegneri napoletani, smontando alcune macchine a vapore avevano scoperto ogni segreto del loro funzionamento.
L’opificio di Pietrarsa ebbe un enorme sviluppo infatti prima dell’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, dava lavoro a mille persone e con l’indotto delle fabbriche di San Giovanni a Teduccio, anch’esse impegnate nella produzione di materiale ferroviario, ad altri settemila operai.
La perdita dell’indipendenza delle Due Sicilie non tardò far sentire i suoi effetti , Pietrarsa fu privatizzata; a meno di due anni dalla partenza di Francesco II per l’esilio ci lavoravano solo 400 operai e con la metà dello stipendio che percepivano col vecchio regime. Tutto alla sommossa del 6 agosto 1863 dove i bersaglieri caricarono all’arma bianca uccidendo sette operai ferendone 20.
In seguito l’opificio continuò a decadere, anche se una sua locomotiva lì prodotta, prima del 1860, vinse nel 1873 la medaglia d’oro all’esposizione Universale di Vienna.
Nel 1875 lavoravano a Pietrarsa solo cento operai. La fabbrica fu adibita solo alla riparazione delle locomotive ma col passaggio ai locomotori elettrici, il lavoro per lo stabilimento diminuì sempre più. L’ultima locomotiva fu riparata nel 1975 poi la fabbrica fu chiusa. Nel 1989 fu aperto nell’ex opificio borbonico l’unico museo ferroviario d’Italia.