Questo brano che ascolterete, commissionato nel 1787 da Ferdinando IV di Borbone, fu composto da Giovanni Paisiello: Maestro di Cappella e adottato come inno del Regno di Napoli fino al 1806 ed in seguito come inno del Regno delle Due Sicilie nel 1816, dopo la fusione dei regni di Napoli e di Sicilia, stabilita dai trattati del congresso di Vienna.
Come altri frammenti preziosi dell'identità Napolitana, l'Inno di Paisiello era quasi introvabile e soprattutto mancava una versione completa del testo; infatti dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna le partiture dell’inno furono quasi tutte distrutte dagli invasori piemontesi. Nel corso degli anni l'Inno di Paisiello ha addirittura subito la disinformazione storica, mettendone in discussione la paternità, scambiando Paisiello con Cimarosa.
Quando si eseguiva l’inno di Paisiello, i napolitani ed i siciliani differenziandosi da qualsiasi altro popolo del mondo, per celebrarlo, poggiavano sul petto la mano destra chiusa a pugno e girando il braccio in maniera tale che solo il pollice veniva a contatto col cuore.
Oggi è il vero inno nazionale di tutti coloro che hanno riscoperto la loro vera identità Napolitana.