Unità dei meridionalisti
carta geografica del Regno di Napoli La radicata convinzione che uno dei mali del meridionalismo, sia l’incapacità di unire, gruppi meridionalisti di stampo politico o culturale è una trappola incapacitante per la costruzione del movimento politico meridionalista.

In maniera molto semplicistica e riduttiva potremmo dire che i meridionalisti sono divenuti tali, avendo come comune denominatore l’insofferenza verso una storia bugiarda nei confronti del sud e convincendosi sempre di più, che quella storia non fa altro che giustificare lo stato di abbandono del sud italianunito, chi ha deciso di cambiare le cose si è definito meridionalista. Ma chi sono i meridionalisti? Fondamentalmente dal punto di vista politico i meridionalisti possono essere tutto o niente, rivoluzionari o riformisti, nostalgici o futuristi, identitari o localistici, giacobini o lealisti, monarchici o repubblicani. E anche quando sono tutti convinti di essere almeno anti giacobini come ai tempi dei borboni, non riescono ad esserlo oggi rifiutando l’evoluzione del giacobinismo cioè la globalizzazione. Quindi, usando questa consapevolezza come premessa, come si possono unire i meridionalisti cosi diversi fra loro? In un solo modo NON FACENDO POLITICA, non parlando di nulla, non elaborare nessun progetto e non approfondendo nessuna tematica se non del come eravamo “belli” prima dell’invasione piemontese.

Il perché della volontaria rinuncia al fare politica sta nel fatto che per “abbreviare i tempi” la strada dell’unire i meridionalisti resta, per molti, la più semplice per la visibilità. In questo modo l’identità storica comune, che in un movimento capace di proposte politiche , sarebbe una marcià in più, nel meridionalismo rappresenta un costante folle. Va da se che il cerchio si chiude. I gruppi meridionalisti non hanno la forza o la capacita di fare proposte, se hanno la capacità non le fanno per non dividere i meridionalisti, cosi facendo non riescono a crescere fra i meridionali, con il tempo si convincono che da soli non è possibile fare nulla , nel frattempo restano nulla e siccome questo vale per tutti i gruppi , lo sforzo di unire i meridionalisti, resta lo sforzo di unire il nulla.

Ma su quali dati si basa la convinzione che l’unità dei meridionalisti sia l’azione primaria?
1) Il numero.
Molti meridionalisti sono convinti che la semplice costituzione di una forza quantitativa , anche se diversificata , dia da sola la possibilità di una maggiore visibilità.
Tale convinzione è sbagliata in forma è in sostanza.
In forma perché tutti coloro che in 10 anni hanno palesato agli altri meridionalisti la volontà di lottare per dare al sud quello stato che meritavano e quella storia che raccontasse le nostre verità , non superano in numero gli abitanti di un condominio di 10 piani. Questi uomini se sono in numero sopravanzante per la costituzione di una classe dirigente, sono, sempre in numero, ben lontano da rappresentare una forza politica degna di visibilità. Il perché essi non hanno col tempo costituito una classe dirigente sta nelle ragioni esposte in premessa.

In sostanza per 3 ragioni : Uno perché è sempre meglio essere in pochi e coesi, che in molti e divisi; due perché senza l’operazione primaria di costruire una dirigenza strutturale, la gestione del numero sarebbe impossibile; Tre perché, tranne che in alcune eccezioni che confermano la regola, i gruppi meridionalisti non superando un numero di adesioni che superano le 5 unità non riescono neppure a stare per strada a fare politica, figuriamoci a costruire l’unità di un partito.

2) I mezzi.
Anche in questo caso il continuo appello all’unità è erronea nei fini e nelle premesse.
Nelle premesse il tutto diviene ridicolo quando si analizza che, lontano dalle elezioni, coloro che si impegnano per il meridionalismo e che sostengono le spese per una sede, si contano sulle dite di una sola mano e poi in periodo pre elettorale si fittano sale e si organizzano riunioni il cui costo avrebbe sostenuto un’azione politica costante per un lungo periodo di tempo. Sempre in premessa, c’è da dire che i mezzi da soli non bastano, se non sono in quantità tali da colmare l’assenza totale di politica. Il ricordo delle azioni precedenti dei meridionalisti che hanno avuto i “pochi mezzi” a disposizione lo dimostrano.

Nei fini i mezzi diventano ridicoli in quanto qualora si avessero i mezzi, non saprebbero in che modo spenderli. In quanto, non essendosi concentrati nell’elaborazione di una serie di proposte concrete per il bene dei meridionali, sarebbero solo in grado di perpetuare un revisionismo storico inconcludente nelle finalità di cambiare il sistema delle cose di oggi. Quali proposte politiche sarebbero propagandate dai mezzi a disposizione se non si sono mai fatte proposte?

Per tali ragioni, Il Movimento Sudista propone l’anno zero del meridionalismo. Parola d’ordine? Niente unità fra meridionalisti, proposte politiche su cui collaborare con i pochi mezzi a disposizione a tutti e tanta.

Nando Dicè
21 novembre 2007