Un giorno ci fu una conferenza tenuta nell’aula magna della scuola da un anziano sacerdote. L’argomento era il brigantaggio. Il sacerdote ci spiegò che il Regno di Napoli fu uno stato sovrano per sette secoli. Ci disse di decine di paesi distrutti, alcuni dei quali mai più ricostruiti, di donne, vecchi e bambini massacrati. Diede le cifra di un genocidio di centinaia di migliaia di persone e ci spiegò che per porre fine al brigantaggio furono necessari centinaia di migliaia di militari. Definì il tutto come una “guerra civile”. Parole dette sette anni prima della nascita del movimento neoborbonico.
Vivendo nella zona del “Miglio d’Oro” avevo sotto gli occhi quotidianamente le vestigia dell’ultimo periodo glorioso della storia Napolitana. All’inizio degli anni novanta, consultando i libri della sezione Napoletana della “Biblioteca Nazionale” ho potuto apprendere una storia più gloriosa e diametralmente opposta a quella ufficiale.
Quando tra il 1997 e il 1999 ho frequentato il movimento neoborbonico ho potuto conoscere altre persone che avevano come me preso coscienza ed ho potuto approfondire la mia conoscenza sulla storia preunitaria, anche se solo del breve periodo borbonico.
Contemporaneamente facevo la conoscenza di Gabriele Marzocco che mi spiegava che le nazioni delle Due Sicilie erano: Napolitana, per i territori continentali, e Siciliana, per la Sicilia, e propagandava gli scritti di Edoardo Spagnuolo, non solo quelli frutto di appassionate e scientifiche ricerche storiche ma anche gli articoli politici di fondo del periodico “Nazione Napoletana”.
Tra il 1998 e il 2003 nell’associazione chiamata prima “Nazione Napoletana” e poi “’A Nazione Napolitana” ho militato partecipando o promuovendo le diverse iniziative.
Tutti questi studi, ricerche e letture mi hanno portato a tramontare come meridionale e a diventare un Napolitano, e questa sarebbe stata la mia identità dalla nascita se fossi nato nelle Due Sicilie libere e indipendenti. Questa è ora la mia vera identità. Una volta sorto come Napolitano ho sentito anche la necessità di portare avanti un’opera militante per il recupero dell’identità Napolitana per tutti gli abitanti delle province continentali delle Due Sicilie.
La mia militanza l’ho condivisa e la condivido tuttora con altri compatrioti che ho avuto la fortuna di conoscere, come i compianti Lucio Barone e Silvio Vitale, che sono tornati in un Regno migliore di quello delle Due Sicilie. In Patria ho intergito con: Antonio Ciano, Vincenzo D’Amico, Gennaro De Crescenzo, Nando Dicè, Enzo Fumo, Vincenzo Gulì, Salvatore Lanza, Gabriele Marzocco, Giovanni Salemi, Dario Sebastiani, Edoardo Spagnuolo, Lorenzo Terzi. I compatrioti all’estero: Mino Errico, Antonio Pagano, Alessandro Romano. Inoltre ci sono tanti altri uomini e donne che non conosco personalmente ma che contribuiscono ognuno al lento riscatto delle nostre nazioni (Napolitana e Siciliana).
Il Napolitano é l’unico futuro per la parte continentale delle Due Sicilie. Il meridionale è la morte della nostra Patria, soggetto di vergogna e di pietà per Napolitano, ma anche colui che deve essere portato a tramontare.
I Napolitani di oggi sono l’equipaggio di una grande nave. Sono loro che la devono condurre in porto, la nostra meta si chiama: indipendenza.