All’interno di uno dei padiglioni c’è una lapide che ricorda la fondazione della scuola per gli ufficiali macchinisti, nel 1841, e che ancora oggi chiarisce gli intenti di Ferdinando II e il ruolo di Pietrarsa. La lapide recita: “PERCHÉ DEL BRACCIO STRANIERO A FABBRICARE LE MACCHINE MOSSE DAL VAPORE IL REGNO DELLE DUE SICILIE PIÙ NON ABBISOGNASSE E CON L’ISTRUZIONE DEI GIOVANI NAPOLETANI TORNASSE TUTTA NOSTRA L’ITALICA DISCOPERTA QUESTA SCUOLA DI ALLIEVI MACCHINISTI FERDINANDO II, NELL’ANNO XI DEL SUO REGNO, GOVERNANDO LE ARMI DOTTE CARLO FILANGIERI PRINCIPE DI STRIANO, FONDÒ”
In fondo al viale principale c’è la statua in ghisa di S.M Ferdinando II fusa nel 1852 sul modello in gesso dello scultore napoletano Pasquale Ricca. La statua rappresenta il sovrano Napolitano nell’atto di decretare la fondazione dell’Opificio di Pietrarsa ed è alta quattro metri e mezzo. La statua di Ferdinando II dopo l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fu usata come bersaglio di colpi di fucile sparati dalla soldataglia piemontese che si trovava sui treni in transito tra Napoli e Cstellammare. Per evitarne la distruzione gli operai nel 1860 la levarono dal piedistallo e la conservarono nel deposito della sala modelli. Solo una quarantina di anni dopo la statua del sovrano borbonico tornò al suo posto. I segni delle fucilate sono ancora visibili sulla statua.
Subito dopo il cancello di ingresso sulla sinistra c’è una lapide che ricorda l’eccidio del 1863 quando i bersaglieri caricarono gli operai che protestavano per salvare il posto di lavoro uccidendone sette e ferendone venti.
L’opificio di Pietrarsa entrò in funzione nel 1842 fabbricava le locomotive ed i vagoni delle ferrovie Napolitane. Questa funzione la perse a vantaggio di fabbriche del nord a partire dall’unità d’Italia.
Pietrarsa è un luogo simbolo nel bene e nel male della storia Napolitana. Qui si può apprendere con orgoglio quanto eravamo progrediti fino al 1860 e come ci hanno ridotto dopo che hanno posto fine alla nostra plurisecolare indipendenza.
Chi di noi conosce la vera storia dovrebbe andarlo a visitare. Chi è già stato qui almeno una volta dovrebbe tornarci portando con se persone ancora a digiuno della verità storica per usare questo luogo emblematico come pretesto ad iniziare a parlare della vera, gloriosa ed anche triste storia Napolitana.