Sempre più spesso e più sfacciatamente, sugli organi d’informazione, si fa intendere in modo indiretto che Napoli è un problema per l’Italia. Negli ultimi tempi questo concetto è espresso chiaramente.
Napoli ha un solo problema: “l’Italia” e lo stesso vale per le Due Sicilie.
Il problema Italia per Napoli ha una data d’inizio: 7 settembre 1860, il giorno in cui il criminale di guerra Garibaldi entrò nella capitale duosiciliana per conto dei suoi mandanti di Torino.
Prima di quella data Napoli era una delle tre capitali europee per cultura, il suo centro industriale era il secondo d’Europa dopo quello di Londra, la città più popolosa d’Italia e tra le più popolate del mondo. In ogni settore economico, sociale e culturale Napoli era la prima città della penisola italiana e tra le prime d’Europa. A questi numerosi primati vanno aggiunti anche quelli morali.
Il resto del Regno delle Due Sicilie non era da meno della sua capitale, infatti possedeva il doppio delle riserve auree di tutti gli altri stati italiani messi assieme. Il deficit pubblico nel 1859 era inesistente. La disoccupazione era quasi inesistente, altrettanto l’emigrazione. Lo stato duosiciliano aveva il più basso tasso di mortalità infantile d’Italia. Gli operai lavoravano otto ore al giorno e guadagnavano abbastanza per sostenere le loro famiglie. Nel Regno delle Due Sicilie i lavoratori dell’industria erano 1.595.359 contro 1.435.437 del resto dell’Italia. Nell’agricoltura lavoravano 3.133.261 addetti contro 4.575.370 contadini del resto d’Italia. Il Regno delle Due Sicilie, con un terzo della superficie della penisola ed un territorio geo-morfologicamente più difficile, dava lavoro al 40,65% di tutti i contadini d’Italia.