Il termine duosiciliano è un neologismo che storicamente non esisteva all’epoca dell’indipendenza ma la sua invenzione e il relativo uso è utile ed in alcuni casi, necessario. Tale necessità nasce per evitare il termine meridionale, che è di matrice coloniale, ogni volta che si parla dei Napolitani o dei Siciliani, dei loro problemi, aspirazioni e caratteristiche comuni.
E importante anche il modo di definire i simboli nazionali. La bandiera bianca con lo scudo di tutte le dinastie ed i regni collegati al Regno di Napoli e poi delle Due Sicilie non dovrà essere più chiamata bandiera borbonica ma Bandiera Nazionale o Bandiera Napolitana o Duosiciliana.
Lo stesso vale per l’Inno di Paisiello che non dovrà più essere chiamato inno borbonico ma Inno Nazionale e per chi dovesse fraintendere o non vuole capire bene: “Inno Duosiciliano”.
Le storiche armate di terra e di mare all’epoca dell’indipendenza non dovranno più essere definite borboniche ma Napoletane o Napolitane.
La lista delle definizioni include anche altri casi ma è inutile dilungarsi perché chi ha studiato la storia vera ha afferrato appieno l’importanza dell’uso di questa terminologia sia per motivi di antipropaganda risorgimentale che per motivi di difesa della nostra identità.
In un solo caso si dovrà usare la terminologia dei colonizzatori, quando si parla dei guerriglieri che hanno combattuto contro l’illegale occupazione da parte dello stato “italiano” verso il territorio duosiciliano; il termine per loro rimane: briganti. Sappiamo che non erano banditi, oggi usare quel termine ha una serie di motivazioni politiche molto complesse. Chi si sente moralmente erede dei briganti si autodefinisce così; mentre qualche hanno fa era una provocazione, oggi significa rivendicare una continuità politica per coloro che sin dal 1861 erano decisamente contrari a questo assetto dell’Italia.