A Portici la prima ferrovia della penisola
Arrivo a Portici del treno inaugurale il 3 ottobre 1839 - Dipinto di Salvatore Fergola Portici 3 Ottobre 1839 fu inaugurato, alla presenza di Ferdinando II, Re del Regno delle Due Sicilie e di tutta la famiglia reale, il primo tratto di ferrovia duosiciliana che collegava la capitale con Portici. Questa strada ferrata era lunga 7411 metri; partiva a fianco dell'attuale stazione terminale della circumvesuviana, in Napoli, e arrivava vicino al Porto del Granatello.

L’introduzione del treno nel Regno delle Due Sicilie dimostra come il nostro paese era al passo coi tempi, con le tecnologie più avanzate, tra i primi paesi al mondo ad introdurre questo nuovo e veloce mezzo di trasporto ed il primo tra gli stati italiani preunitari. Infatti la prima ferrovia al mondo fu la Liverpool – Manchester nel 1829. La prima ferrovia fuori dalla Gran Bretagna fu inaugurata a Bruxelles, solo quattro anni prima di quella Napolitana. La prima ferrovia francese fu la Parigi – Saint Germain nel 1837 e nello stesso anno fu inaugurata la prima ferrovia germanica Norimberga – Furth. Erano tutti tratti ferroviari di pochi chilometri e le loro inaugurazioni sono tutte di poco precedenti alla Napoli – Portici.

Negli anni trenta del XIX secolo le tecnologie più avanzate erano le navi a vapore ma soprattutto i treni che essendo un congegno totalmente innovativo oggi equivarrebbe alla tecnologia dei satelliti artificiali e delle navette spaziali. Insomma, se oggi esistesse ancora il Regno delle Due Sicilie questo potrebbe insieme ad altri pochi paesi disporre di una base spaziale per lanciare i suoi razzi nello spazio e mettere in orbita, satelliti artificiali.

La prima ferrovia duosiciliana ed italiana, Napoli – Portici va vista sotto questo aspetto.

La Napoli – Portici non era un giocattolo nelle mani del re e dei nobili, ma un vero servizio di utilità, infatti da subito e nei successivi quaranta giorni, ben 85.759 passeggeri ne usufruirono con una media di 2.144 passeggeri al giorno, per lo più popolani visto che la maggior parte delle carrozze erano di terza e quarta classe.

Una lezione che ci viene dalla storia dovrebbe a tutti noi che lottiamo per il riscatto della Napolitania e della Sicilia insegnarci ad usare personalmente le più avanzate tecnologie per averne massima padronanza, per dare l’esempio agli altri e promuovere la nostra causa comune. Inoltre la politica duosicilianista dovrà puntare sempre sulle nuove tecnologie e sulla ricerca scientifica cercando di non far fuggire all’estero i nostri cervelli anzi, importando eventualmente quelli stranieri.

Joseph Epomeo
31 marzo 2008