Acerra, 26 marzo 2009: s’inaugura l’inceneritore. Siamo chiamati a vivere questo giorno di lutto che è anche una delle peggiori pagine da ricordare di oltre tremila anni della nostra storia. Pari al plebiscito truffa indetto il 21 ottobre 1860, all’invasione dei longobardi, all’occupazione di Napoli col genocidio di molti suoi abitanti da parte di Belisario nel 536 ed alle razzie dei predoni saraceni sulle nostre coste.
L’apertura di questo inceneritore è la vittoria della barbarie, una vittoria dello stato nemico che ci opprime dal 1860, una sconfitta del diritto di autodeterminazione delle popolazioni locali che per oltre un decennio hanno lottato pacificamente e non violentemente contro la sua costruzione, una sconfitta per la tutela ambientale della provincia di Napoli che subirà un notevole aumento dell’inquinamento atmosferico, un attentato alla salute dei cittadini che dovranno subire prima le malattie e poi i decessi dovuti a tumori che colpiranno non solo i vecchi ma anche i giovani e i bambini.
L’incenerimento dei rifiuti è stata sempre una pratica discutibile, inadatta a risolvere il problema considerando che provoca l’emissione nell’atmosfera di diossina ed altre sostanze tossiche. In altri paesi questi impianti si stanno chiudendo privilegiando la raccolta differenziata, il riciclaggio ed il recupero dei materiali che ridiventano materia prima. Nella repubblica italiana invece si torna indietro di 50 anni aprendo inceneritori e dimostrando una mentalità retrograda e criminale alla soluzione dei problemi.
L’informazione di massa è tutta controllata dai gruppi economici che fanno affari d’oro con l’incenerimento dei rifiuti e perciò hanno tutto l’interesse a raccontare falsità e far passare per sicuro un impianto che di fatto provocherà un lento genocidio dei napoletani. I responsabili della sua costruzione e degli altri quattro impianti andrebbero denunciati alla corte dell’Aia per crimini contro l’umanità.