Vincere per forza

Nel sedicente campionato italiano di calcio:
“spirito sportivo” assente

Uno striscione che dice la sacrosanta verità Udinese-Napoli del 7 febbraio 2010 valida per la 23° giornata del sedicente campionato di calcio italiano è la partita tipo che fa perdere la voglia anche al tifoso più appassionato di seguire questo sport. E’ la partita che toglie l’ottimismo al tifoso più ottimista, la cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso e molto di più!...questa partita è l’esempio palese di come la Cispadana vuole sempre prendersi tutto, anche illecitamente, ai danni della Magna Grecia, colpa di un arbitraggio pessimo, scandaloso, palesemente casalingo ed antinapoletano.

Il Napoli alla 23° giornata può a giusta ragione lamentarsi per aver subito una serie di errori arbitrali che gli hanno fatto perdere ben 9 punti. Malgrado già da 7 turni che i Partenopei sono in zona Champions League, senza questi arbitraggi contrari gli Azzurri sarebbero entrati in zona Champions molto prima della 18° giornata ed a questo punto del campionato occuperebbero il secondo posto con 48 punti, a -6 dalla capolista, invece che il quarto posto a pari punti con la Sampdoria con la quale il Napoli è in vantaggio negli scontri diretti. Il Napoli oltre agli errori arbitrali che hanno influito negativamente per la classifica, ne ha subiti altri che fortunatamente sono stati ininfluenti. Esempio: il netto rigore non dato su un fallo su Hamsik in Atalanta-Napoli del 6 gennaio 2010 valida per la 18° giornata.

Perché succede tutto ciò?

Il calcio è la settima industria come giro di soldi in Italia. In tutte le attività industriali e commerciali il nord ha anche imprese di grosse dimensioni, mentre Napolitania e Sicilia hanno solo imprese piccole o medio-piccole. Vale a dire che in ogni tipo di attività industriale e spesso anche agricola non c’è competizione tra il nord e le Due Sicilie. Questo perché il nord ha uno stato che tutela la sua economia, mentre le Due Sicilie sono oppresse dallo stesso stato che in questo caso è nemico.

Una squadra di calcio professionistica è un tipo di impresa particolare. La società calcistica non può per esempio avere migliaia di dipendenti come in ogni altra impresa. La grandezza della squadra non è dovuta al numero dei giocatori in rosa ma al loro livello tecnico. Comunque le squadre più importanti possono avere nei 20-25 giocatori della rosa, tutti atleti di primissimo livello. Malgrado ciò, la cosa più importante è che in campo scendono sempre 11 giocatori per squadra.

Nel calcio può capitare che la piccola squadra batta lo squadrone. In un campionato però con molte partite, le squadre con i giocatori migliori si trovano sempre nelle prime posizioni, eccetto nei casi in cui ci siano cali di condizione fisica o problemi di spogliatoio.

Le società di calcio professionistiche come qualsiasi impresa, devono essere in attivo, questo si ottiene con gli incassi delle partite, la vendita dell’oggettistica inerente ai colori ed i simboli della squadra (magliette dei calciatori, sciarpe, cappelli, bandiere ecc.), la vendita di calciatori e i diritti televisivi.
Eccetto che per vendita di calciatori le voci formano un attivo direttamente proporzionale al numero di tifosi. Le squadre che hanno più tifosi riescono a vendere i diritti televisivi a cifre maggiori rispetto alle piccole squadre.
Le voci in passivo sono quelle degli stipendi ed acquisto dei calciatori, stipendi di tecnici e dirigenti e tutte le spese di gestione. Queste ultime si equivalgono per le squadre della stessa categoria. Gli stipendi e l’acquisto dei calciatori costituiscono il passivo variabile a seconda degli ingaggi. E’ chiaro che per comprare un fuoriclasse la cifra da spendere è molto elevata, come un campione nel suo ruolo comporta un ingaggio maggiore anche se proporzionalmente inferiore al fuoriclasse.

Il guadagno delle società calcistiche si basa sulla vendita dei simboli d’appartenenza che identificano sentimentalmente la squadra con i tifosi. E’ chiaro che le squadre metropolitane sono agevolate in base al maggior numero di sostenitori rispetto alle provinciali.

Sono squadre metropolitane: Napoli, Genoa, Torino, Juventus, Inter, Milan, Fiorentina, Sampdoria, Roma e Lazio. Ne avrebbero le potenzialità ma non lo sono diventate Palermo e Bologna. La prima perché in Sicilia come purtroppo anche in Napolitania, la maggioranza della popolazione sostiene i tre tumori striati (Inter, Juve e Milan). In Emilia Romagna invece oltre la metà dei tifosi sostiene la squadra con i colori dei carcerati. Mentre Torino, Genova, Milano e Roma con i rispettivi territori metropolitani si dividono i tifosi tra due squadre. In Toscana molti sostengono la Juve o più giustamente altre piccole squadre locali. Napoli è l’unica metropoli rappresentata da una sola squadra e la rispettiva regione è la terza per popolazione. Inoltre troviamo tifosi del Napoli anche nella zona di Gaeta ed in Lucania, oltre ai tanti campani emigrati al nord. Questi dati portano il numero dei tifosi del Napoli al quarto posto dietro le tre striate.

E’ chiaro che il Napoli ha le potenzialità per confrontarsi contro le grandi squadre del nord. La S.S.C. Napoli è il famoso caso più unico che raro, tra tutte le attività economiche, (di questa Italia falsamente unita e volutamente tenuta come sistema dualista alfine di mantenere il sistema paese Tosco-Padano) capace di competere alla pari con il nord in modo leale tanto che gli avversari sono costretti a ricorrere ad illeciti sportivi ed amministrativi pur di vincere, alcuni dei quali hanno portato anche a condanne sportive.

Ricordiamo lo storico scandalo del calcio scommesse che nel 1980 vide condannate alla retrocessione in serie B: Milan e Lazio. Gli scandali sul doping che hanno visto dirigenti juventini condannati ma purtroppo non scontati essendo andati in prescrizione. Calciopoli nel 2006 che ha visto la retrocessione della Juventus in serie B con 9 punti di penalizzazione per slealtà e frode sportiva. I relativi processi penali con numerosi capi d’imputazione per Moggi e Girando, tra i quali quello di associazione a delinquere, sono ancora in corso.

In campo amministrativo la situazione non cambia. Secondo il “Sole 24 ore” hanno chiuso l'esercizio 2007-08 con un attivo di bilancio solo la Lazio con un saldo di 28,1 milioni ed il Napoli con un attivo di 16,86 milioni. Tutte le altre squadre hanno chiuso il bilancio in passivo. Nelle ultime tre posizioni della classifica dei bilanci figurano Juventus, Milan ed Inter, rispettivamente in rosso per 26, 92 e 146 milioni.

I 20 club della serie A sono sommersi da un indebitamento lordo di 2.105 milioni, di questi il 47,17% é concentrato in tre squadre: Inter (394 milioni) , Milan (364 milioni), Juventus. Anche Roma e Lazio hanno debiti superiori ai 130 milioni.

Eppure nel 2004 il Napoli che aveva 51 milioni di debiti fu condannato al fallimento e costretto a giocare in serie C1 mentre pochi mesi dopo la Lazio con un debito 8 volte superiore ebbe la grande agevolazione di “spalmarlo” in 31 anni. Malgrado gli ingenti debiti delle tre striate, non si prendono gli stessi provvedimenti adottati contro il Napoli, ovvero dichiararle fallite e mandandole in serie B, ma si tollera il loro continuo doping amministrativo.

Il Napoli è stata l’unica squadra, dopo il 1949, a vincere due scudetti in tre anni a parte Inter, Juve e Milan. La Fiorentina ha impiegato 13 anni, la Roma, tra il suo secondo e terzo scudetto, 18 anni, la Lazio 26 anni. Altre squadre come Cagliari, Sampdoria e Verona hanno vinto un solo scudetto. Il Torino dopo il 49 un solo titolo nel 1976 ed il Bologna, dopo la guerra, un solo scudetto nel 1964.

Il nord, da sempre, vuole avere il monopolio di tutti gli affari in Italia senza lasciare nulla alle Due Sicilie, neanche il diritto di competere e questo vale anche per il calcio. Per raggiungere lo scopo, i cisalpini sono disposti ad usare ogni sistema lecito ed illecito. Non a caso nel 1860, iniziarono l’invasione di uno stato sovrano senza alcuna dichiarazione di guerra, perché quel saccheggio doveva servire alla loro prima “accumulazione primaria” indispensabile per costruire la loro economia industriale.

Le ingiustizie contro il Napoli calcio non sono confinate alla sola sfera sportiva. Un eventuale piazzamento nelle prime posizioni equivarrebbe a un successo dieci volte superiore rispetto ad un podio scippato da una delle tre striate. In campo morale e sociale sarebbe la dimostrazione dell’abilità dei Napoletani di riuscire a competere con successo anche in condizioni talmente proibitive da stroncare chiunque.

Il Napoli e qualsiasi altra squadra della Magna Grecia non ha speranze di entrare nell’Europa del grande calcio. In Italia, chi compete onestamente con gli imbroglioni, difficilmente riesce ad avere la meglio. Infatti periodicamente e con opportune leggi, sono premiate proprio queste persone, con indulti, condoni edilizi, scudo fiscale, processo breve, ecc.

Il Napoli fa parte della storia onesta del calcio “italiano”. Personalmente preferisco che mantenga questo primato con orgoglio anche se perdente che vincere imbrogliando come amano fare i tifosi juventini, milanisti ed interisti.

Chi ha letto l’articolo fin qui non pensi che abbia risentimento verso i padani, tutt’altro…anzi ho verso di loro profonda gratitudine poiché ancora oggi ospitano il Napoli e le altre squadre Napolitane (Bari, Lecce, Reggina, Salernitana ecc.) nei campionati della loro federazione. Ben poche squadre al mondo hanno l’onore ed il privilegio di essere ospitate in un campionato straniero. Tra queste solo il Napoli ed il Monaco (squadra dell’omonimo principato) hanno vinto più volte lo scudetto ed il Napoli è l’unica squadra al mondo ad aver vinto due scudetti in un campionato straniero e nemico. Nel 1941 l’Austria Vienna vinse il campionato tedesco, il governo del Terzo Reich era meno razzista nei confronti degli austriaci di quando non lo è l’attuale governo tosco-padano nei confronti dei Napolitani e dei Siciliani.

Sarebbe opportuno creare una federazione Olimpica Napolitana inglobando al suo interno la federazione calcistica. In questo modo le squadre dell’ex Regno di Napoli avrebbero il loro campionato autonomo lasciando le squadre delle altre 14 regioni italiane godersi il loro falso campionato pieno di imbrogli. Napoli, Bari, Lecce e Reggina al limite potrebbero incontrare queste associazioni a delinquere: Juventus, Inter e Milan, solo nelle coppe europee dove senza arbitraggi a favore della provenienza geografica, tutte le squadre partirebbero alla pari. Basta ricordare il quarto di finale di coppa U.E.F.A. 88-89 tra Napoli e Juventus. Il Napoli passò il turno e l’arbitro non cadde nei sleali espedienti dei giocatori bianconeri. Nel campionato italiano non sarebbe stato lo stesso.

I Napolitani adulti dovrebbero insegnare ai loro giovani a tifare per le squadre della loro terra e non per le tre striate. Non solo per una questione di campanilismo ma per sottrarre incassi ai tumori bianconero, nerazzurro e rossonero. Qualora volessero sostenere una grande e blasonata squadra oltre quella della loro provincia…. sostenessero il Napoli!

Joseph Epomeo
18 febbraio 2010